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Eco-ansia: quasi un giovane occidentale su due ne soffrirebbe

Pubblichiamo questa breve ma interessante riflessione di Nicolas Gauthier, giornalista e scrittore francese. Una delle menti lucide del giornalismo d’oltralpe che dalle pagine del sito di informazione libera e indipendente Boulevard Voltaire, scrive usando l’intelletto e ragionando sui temi importanti. Questa volta ad essere sotto la lente d’ingrandimento è l’eco-ansia, le sue implicazioni, la nova patologia scaturita dalle contraddizioni della società occidentale.

Sicuramente la nostra è un’epoca ansiogena ma, valutando bene il tutto, lo è poco più delle precedenti. Se no, come altrimenti spiegare che i nostri avi seppero sposarsi per dar vita a una famiglia, qualche anno prima delle guerre del ‘14-‘18 e del ‘39-‘45, periodi che non si preannunciavano del tutto felici? C’è allora da credere che la speranza fosse più viva della disperazione.

Ciò è vero ancora oggi? Ce lo si può chiedere leggendo lo studio pubblicato dalla rivista che dovrebbe essere il faro relativamente alla salute del clima, The Lancet Planetary Health, secondo il quale circa un giovane su due, oggi, soffre di «Eco-ansia».

Naturalmente i «giovani» intervistati provengono dal mondo occidentale; il che potrebbe spiegare perché, su un panel di 10.000 persone, di età compresa tra i 16 e i 25 anni, «il 75% degli intervistati considera il futuro “spaventoso”». Si aggiunge anche che «il 50% dei giovani interrogati si sente triste, ansioso, arrabbiato, impotente o colpevole di fronte alla crisi climatica». Il rapporto conclude che «questi fattori di stress psicologico minacciano la salute e il benessere e possono essere considerati moralmente dannosi e ingiusti». Calimero non avrebbe potuto dirlo meglio.

Di conseguenza, possiamo congratularci con noi stessi o deplorare questo stato di cose. Possiamo essere contenti perché i giovani si sentono coinvolti nelle tematiche importanti del mondo. Deplorare invece la situazione attuale perché questa stessa gioventù è infatti infantilizzata da storie paurose tramandate dalle generazioni precedenti: paura dei comunisti, mentre l’URSS era molto meno espansionista di quanto non fossero gli USA; paura dei fascisti in assenza di fascismo – come se una di queste paure generasse l’altra – paura dei razzisti, ecc. «Non abbiate paura», ci diceva, con giusta ragione, il compianto Papa Giovanni Paolo II.

E ora, la grande paura climatica, ancora più volatile, ma molto più pregnante: «I giovani individuano il problema climatico. Pensano che dipenda da loro. Ciò è dovuto in particolare alla narrazione intorno alla crisi climatica: è una questione di decisioni personali», ci dice lo stesso studio.

Da qui la nascita di un eroismo surrogato consistente nel chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti per «salvare il pianeta», mentre prima bastava solo combattere lo spreco. È vero che questi giovani ansiosi hanno qualche ragione per esserlo, anche solo a causa del clamore mediatico che li esorta a pentirsi perennemente per un «ecocidio» dai contorni più vaghi. Così, lo scrittore Camille de Toledo, nuovo promotore dell’ecologia radicale, ha appena chiesto che la Loira possa acquisire «personalità giuridica» così da poter «perorare la sua causa davanti ai tribunali», come riportato in un’intervista pubblicata su Liberation questo 9 settembre. A sostegno di tali parole, il giovane Alexis Mittal, peraltro nipote di Antoine Riboud, fondatore della multinazionale Danone (non proprio eco-responsabile, si dovrebbe dire), afferma che «in Ecuador, la Costituzione riconosce dal 2008 i diritti di Pachamama, la Madre Terra». Certo, ma se ha un valore ben diverso per questi popoli che credono nelle religioni naturali, in cui fiumi e mari hanno tutti uno spirito, non è un po’ ridicolo in questo neopanteismo occidentalizzato? Non è un po’ come l’apprendista idraulico che, per sembrare bello si fa tatuare i bicipiti con i simboli Maori, ignorando che questi, se hanno un significato in Polinesia, difficilmente ne hanno nelle nostre zone, o almeno ne hanno quanto l’hula-hoop e lo zumba?

Di conseguenza, all’uomo di buon senso sorgono due domande: la Loira è una «personalità giuridica» e questi neo-ecologisti hanno ancora il cervello funzionante?

Nicolas Gauthier

(Boulevard Voltaire, “Éco-anxiété : près d’un jeune Occidental sur deux serait touché…”, 15 settembre 2021).

Traduzione a cura di Manuel Zanarini


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