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Cultura Metapolitica

Jean-Yves Le Gallou: come resistere alla società della propaganda

Il 5% del PIL del mondo occidentale viene speso per la propaganda. Questa è la cifra proposta da Jean-Yves Le Gallou nel suo ultimo libro, che risulta essere più una guida alla sopravvivenza nella giungla moderna che un semplice inventario. Il fondatore di Polémia, prendendo di mira l’industria dello spettacolo, in particolare Hollywood e le sue diramazioni, denuncia una macchina infernale in cui siamo più o meno intrappolati, a meno che non decidiamo di spezzare le catene della «Società della Propaganda», titolo del suo ultimo libro pubblicato sotto l’egida dell’Istituto Iliade dalla casa editrice Nouvelle Librairie. Un indispensabile «manuale di resistenza al gulag mentale».

Éléments: La propaganda è una realtà da quando esistono le civiltà, ma qual è la differenza tra ieri e oggi?

Jean-Yves Le Gallou : Naturalmente il De bello Gallico è un’opera di propaganda. Proprio come Le vite dei dodici cesari, in cui Svetonio mette sotto accusa la dinastia giulio-claudia per meglio sottolineare i vantaggi dei «buoni imperatori» Flavi. Ma alla fine, le opere letterarie lette dalle élite e le statue dell’Imperatore sui forum per raggiungere il popolo non sono granché rispetto alla situazione attuale…

La differenza è tripla. Consideriamo innanzitutto tutti i mezzi utilizzati: risorse audiovisive, pubblicità, spettacoli sportivi, film, serie e strumentalizzazione delle aziende. Così, le multinazionali si sono trasformate in antenne di propaganda attraverso «carte etiche», imponendo la doxa progressista ai propri dipendenti in modo totalitario. Anche la giustizia viene strumentalizzata con processi-farsa, come quelli del Bataclan o dell’attentato sulla Promenade des Anglais a Nizza. Il punto non è cercare la verità, ma contribuire a costringere le persone a pensare secondo la doxa della diversità. La portata dei mezzi di influenza utilizzati non ha precedenti nella storia. È stato l’americano Edward Bernays, nipote di Freud, a teorizzarlo un secolo fa in Propaganda.

Éléments: Ma ci sono stati i totalitarismi del XX secolo…

Jean-Yves Le Gallou : Sono dei piccoli giocatori… Quello che mancava – e questa è la seconda differenza – era il tempo per l’intrattenimento. Questo aspetto è molto più importante oggi che in passato, poiché la durata dell’orario di lavoro è diminuita. Così come il tempo dedicato all’organizzazione della vita quotidiana con robot da cucina e piatti pronti. Il grande intrattenimento sta aprendo la strada al grande condizionamento. Guarda le serie wokiste!

Éléments: E la terza differenza ?

Jean-Yves Le Gallou : L’obiettivo dei propagandisti non è più quello di confermare le credenze o le idee dominanti, ma di cambiarle, di modificare i comportamenti e, in ultima analisi, di spostare la finestra di Overton: quella cornice che si muove per definire il campo delle opinioni ammissibili. Ieri il matrimonio era l’unione tra un uomo e una donna, oggi è vietato criticare i matrimoni gay e il cambio di sesso è di moda. Laddove un tempo era considerato normale che uno Stato controllasse i propri confini, oggi si ritiene che qualsiasi straniero entrato in un territorio in modo fraudolento abbia il diritto di rimanervi. Ancora più grave è il fatto che la libertà di espressione, un tempo centrale nel dibattito e sostenuta da tutti con lo slogan sessantottino «E’ vietato vietare», sia ora considerata pericolosa e soggetta a «regolazione». La regolazione? Una bella parola della neolingua che significa censura. Ecco tre differenze assolutamente importanti rispetto a ciò che conoscevamo in passato.

Éléments: Lei usa il termine «gulag mentale», eppure ognuno è libero di astrarsi da questo sistema. La parola – e la cosa – non è troppo forte?

Jean-Yves Le Gallou : Si tratta infatti di una questione di disciplina individuale: preferire un’escursione piuttosto che guardare una serie politicamente corretta e wokista; praticare uno sport in prima persona piuttosto che stare a guardare un programma sportivo; scegliere i media alternativi piuttosto che quelli mainstream, leggere Éléments piuttosto che Society. Ma anche in questo caso, i messaggi della propaganda ci raggiungono. Ogni volta che usciamo per strada, sui mezzi di trasporto, i nostri occhi saranno attratti dalle pubblicità. Ci incoraggiano a consumare, a pensare in un certo modo. Si pensi all’ampiezza della pubblicità in cui compaiono minoranze etniche, che è ancora più comune nelle immagini (30%) che nella realtà. Ci sono anche coppie etnicamente miste, sovrarappresentate nella pubblicità (30% anche in questo caso), con una chiara preferenza per la coppia uomo nero/donna bianca. Chiaramente, gli inserzionisti hanno un messaggio per noi…

Nessuno si sottrae, con le televisioni accese nei bar e nei ristoranti, gli annunci ad alta voce sui mezzi di trasporto pubblico, i cartelloni pubblicitari onnipresenti, i banner sui social network. E quando i vostri figli vanno a scuola, sono esposti al grande indottrinamento sulla storia o sul genere. E anche se cercate di rendervi immuni, vi rifletterete nelle persone che vi circondano, condizionate dai messaggi di propaganda.

Perché le prime vittime della propaganda sono anche le sue migliori staffette. Grazie a una cascata di opinioni, l’ideologia arcobaleno sta diventando sempre più popolare: immigrazionismo e «antirazzismo», diritti LGBTQ, panico climatico. Secondo le regole del conformismo logico di Durkheim, non si dice più ciò che si pensa, ma ciò che si deve dire. A meno che non si viva come un eremita, ma l’uomo è un animale sociale, si rimane intrappolati nella rete della propaganda, in modo più o meno forte, ma inevitabilmente.

Éléments: Lei propone come soluzione la secessione mediatica, territoriale, educativa e politica, ma non è forse un mettersi fuori dal mondo?

Jean-Yves Le Gallou : Questa è la difficoltà: bisogna cercare di mantenere il proprio libero arbitrio, di rimanere sé stessi. È la formula metà e metà di Jean Mabire: «Noi non cambieremo il mondo, ma il mondo non cambierà noi». Coltivare uno spirito critico nei confronti di tutti i messaggi di propaganda, da qualsiasi parte provengano, e ancorarsi a lungo termine attraverso la lettura e le discipline umanistiche. Per resistere di fronte al tornado della propaganda, dobbiamo radicarci. Porsi in un atteggiamento di secessione interiore senza vietarsi un processo di riconquista.

In tutta la nostra vita sociale dobbiamo riaffermare ciò in cui crediamo, rifiutare di reagire ai diktat e alle parole del politicamente corretto e adottare un atteggiamento di resistenza e controffensiva. Ribaltiamo la formula degli «antifa»: «Niente wokisti nei nostri quartieri, niente quartieri per i wokisti!».

Éléments: Come vede il futuro? L’ascesa dei partiti populisti allenterà la pressione o il sistema stringerà la sua morsa?

Jean-Yves Le Gallou : L’ascesa dei partiti populisti, in particolare con la Brexit e l’elezione di Donald Trump nel 2016, ha avuto come immediata conseguenza le raccomandazioni di Davos e del Bilderberg (a partire dal 2017) per spingere il fuoco della censura da parte dei GAFAM. Fino al 2015, la libertà sui social network e su Internet in generale era piuttosto ampia. Da allora, è stata messa in atto una feroce censura: brutale (tagliando gli account) o discreta (con lo shadow banning). Questa censura riguarda un’ampia gamma di argomenti, tra cui le polemiche sull’immigrazione, l’Islam, la salute con l’episodio del Covid, per non parlare delle questioni climatiche o addirittura geopolitiche. Non so se questa sia la lotta finale, ma stiamo assistendo a un grande scontro tra l’evoluzione delle opinioni popolari e il rifiuto dell’oligarchia di tenerne conto alimentando la propaganda e fornendole il potente coadiuvante della censura. Vietando o rendendo difficile l’espressione di opinioni che contraddicono la doxa dominante, l’oligarchia guadagna tempo. Fino a quando?

Éléments: La propaganda è ovunque, certo. Ma voi stessi non ne fate ?

Jean-Yves Le Gallou : Dal momento in cui le persone hanno delle convinzioni, è normale che cerchino di propagarle. Questo confronto di idee è necessario per l’esercizio del pluralismo. Ad esempio, nell’organizzazione delle elezioni in Francia, esistono «commissioni di propaganda» che convalidano i documenti elettorali ufficiali dei vari candidati, semplicemente per consentire loro di far conoscere il proprio punto di vista. È interessante sapere che fino a poche tempo fa queste commissioni di propaganda, che si riunivano nelle prefetture, si occupavano solo di aspetti materiali: le dimensioni dei manifesti o dei volantini e il loro peso. Un controllo puramente tecnico, quindi. Ma da diversi anni le loro prerogative sono state estese a un controllo più ideologico con il famoso: «Non hai il diritto di dirlo».

Il problema della società contemporanea della propaganda non è che c’è la propaganda, c’è sempre stata, ma che è globale, proteiforme e univoca. Globale, perché è presente in tutti gli aspetti della vita. Proteiforme, perché i suoi vettori sono infiniti. Univoca, perché solo il progressismo ha il diritto di essere presente. Spezziamo le catene!

(https://www.revue-elements.com/, intervista di Eyquem Pons e dell’Istituto Iliade, “Jean-Yves Le Gallou : comment résister à la société de propagande”, 6/10/2022)

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