Se con Martin Heidegger noi non disponiamo della lingua, ma gli apparteniamo, la sua scaturigine relativizza il tempo e si declina in uno spazio, sottraendosi al dato riduttivamente biologico. Grazie al G.R.E.C.E. Italia e Diana edizioni è ora disponibile questo saggio di Alain de Benoist, che squaderna da par suo – comparando enciclopedicamente tutte le teorie interdisciplinari sviluppatesi negli ultimi due secoli – un tema tanto genealogico quanto irrisolto sulla scaturigine dell’indoeuropeo, dato che dall’inizio del Paleolitico superiore – tra i 40 e i 30 mila anni – tutti gli scheletri identificabili in Europa risultano morfologicamente europoidi. L’Europa cioè non si valuta in razze, ma in lingue ed etnie, tanto che anche baschi, finnici e ungheresi – che ancora oggi parlano lingue apparentemente non indoeuropee – sono potenzialmente correlati a una culla ancestrale originaria comune che correla il significato e il significante dell’espressione, in modalità analogiche ancor prima che logiche. La stessa tripartizione funzionale rilevata da Georges Dumézil, sviluppata comparando tra loro i miti di quei popoli, rimanda a una struttura narrativa omogenea nella adattiva ricchezza delle diversità culturali, in cui nei colori riferiti non vi è dato fisico, ma psicagogico per distinguere le attitudini animiche correlate simbolicamente ai tre cieli cosmogonici, che differenziano le componenti di un tutto olistico, in cui la somma è superiore alle sue parti. Non è quindi casuale che in Europa si generi il pensiero filosofico e si ponga in termini dialettici il concetto di civiltà, dove la parola Kultur evoca la natura umana (insistendo su istintivi e autentici valori relazionali) e con la parola Zivilisation un complesso di norme esteriori funzionali e convenzionali, dove all’oggi tutto diventa fattore di produzione e di consumo. Il dettame del progresso si rivela perciò profondamente portato alla reificazione delle pratiche sociali e culturali. Esso si contrappone alle identità collettive, dato che queste ultime hanno un valore che non si esprime in termini materiali. Riducendo tutti i fatti sociali ad un universo di cose misurabili, esso trasforma alla fine gli stessi uomini in cose sostituibili e intercambiabili al cospetto del denaro. Questa alternativa, tra presente, passato e presente, condiziona l’avvento o meno di un nuovo Nomos della Terra, in cui si gioca il destino di un continente in un mondo pluriverso.
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Una risposta su “Indoeuropei. Alla ricerca della culla d’origine”
“dall’inizio del Paleolitico superiore – tra i 40 e i 30 mila anni – tutti gli scheletri identificabili in Europa risultano morfologicamente europoidi”
Esattamente.
Tiriamo pure fino a 45 mila anni fa, in un areale che non comprende solo l’Europa tutta ma anche una cospicua parte della Siberia centro-nord-occidentale e centro-nord-orientale. Sicuro del fatto che lo conosciate già consiglierei caldamente la lettura di Michele Ruzzai. Non ha scritto libri (ma deve averne letti svariate migliaia), i suoi “fogli” si possono trovare su Ereticamente.net. Ha scritto parecchie cose su questo blog/sito , leggerle tutte è fattibile e ne vale davvero la pena.
Saluti