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Metapolitica

La Francia brucia, l’Italia dorme

Mentre in Italia continua la «luna di miele» tra la Meloni e il suo Governo, da un lato, e gli elettori, dall’altro – Fratelli d’Italia e la sua leader continuano a crescere nei sondaggi, ottenere vittorie elettorali e a guadagnare considerazione all’Estero – a fronte di scelte sociali e politiche quanto meno discutibili, Macron e il suo esecutivo si trovano costretti a fronteggiare un’enorme ondata di proteste popolari, cosa che per altro è tradizione del popolo francese, storicamente abituato a «scaldare» le piazze.

La miccia di innesco degli scioperi di massa è stata la riforma delle pensioni che il Governo francese ha voluto far approvare forzando la mano al Parlamento. Macron ha infatti deciso che per evitare la discussione parlamentare, forse vista l’impossibilità di trovare una maggioranza coesa sul tema, tale riforma non venisse approvata dopo un dibattito in Aula, ma ponendo il «voto di fiducia», di fatto decidendo di forza una misura tanto importante. Per la cronaca, nonostante ciò, la fiducia è passata solo per 9 voti e anche in Italia alla Riforma Fornero venne «evitato» l’intervento del Parlamento dato che anche il Governo italiano la fece approvare ponendo la fiducia.

In realtà, se la paragoniamo alla situazione italiana, più che una riforma «lacrime e sangue», quella voluta da Macron è una «passeggiata di salute». In Francia, fino a oggi, l’età minima per andare in pensione era di 62 anni, la più bassa in tutta Europa, mentre con la nuova legge, a partire dal 2030, tale soglia si alzerà fino ai 64 anni, con un aumento progressivo di 3 mesi ogni anno. Uno degli aspetti più controversi è quello riguardante le condizioni per ottenere il trattamento pensionistico intero. Infatti per usufruirne, non sarà sufficiente l’età di 64 anni, ma si dovrà aspettare i 65 anni di età con 40 anni di contributi, se ci si volesse fare ricorso prima, si subirebbero decurtamenti alla cifra percepita. Come parziale contrapartita, la pensione minima è stata alzata a 1.200 Euro mensili. Rimane uguale, anche dopo la riforma, il sistema di calcolo del trattamento pensionistico, per il quale si contano i 25 anni di lavoro migliori.

Come stiamo per vedere, la situazione in Francia è incomparabilmente migliore rispetto all’Italia, specialmente a causa della drammatica «Riforma Fornero» del 2011, sulla quale, giova ripeterlo, anche il nostro Parlamento fu privato della sua naturale funzione di discussione politica, «scavalcato» dal Governo, il quale, come a Parigi, pose la «questione di fiducia», cancellando di fatto il dibattito parlamentare. Sarebbe ovviamente troppo lungo analizzare tutto questo provvedimento, ma un paio di passaggi, se non altro per un confronto con la situazione francese, sono doverosi. Prima di tale provvedimento, per andare in pensione «era richiesta la quota 96, che diventava 97 per gli autonomi. Per quota si intende la somma di età anagrafica e anzianità contributiva. I lavoratori dipendenti potevano quindi ottenere il diritto alla pensione di anzianità con almeno 61 anni di età e 35 di contributi (61+35=96) oppure con 60 e 36 ( 60+36=96 ). Per gli autonomi l’età doveva essere più alta di un anno (61+36 oppure 62+35). Mentre il pensionamento di vecchiaia era previsto a 65 anni d’età ovvero con almeno 40 anni di contributi».1 Dopo le famose lacrime della Ministro, l’età per la pensione di vecchiaia venne elevata a «67 anni e l’anticipata (anzianità) a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne. Tutti, peraltro collegati alla “speranza di vita” che ne innalzava i valori in maniera incontrollata facendo solamente riferimento all’età di sopravvivenza dei cittadini. Da quel momento si è avuta una sequela di interventi legislativi per cercare di ridurre l’impatto di queste norme con l’introduzione del riconoscimento delle attività usuranti, l’ape sociale, l’opzione donna, sino ad arrivare alla Quota 100 (62 anni e 38 di contributi) e 102 (64 anni e 38 di contributi)».2 Il Governo Meloni ha ulteriormente ritoccato le cifre con la «Quota 103», la quale «fino al 31 dicembre 2023 consente il pensionamento con 62 anni d’età e 41 anni di contribuzione».3 A questo aumento dell’età pensionabile, si deve abbinare il cambio di calcolo dell’indennità pensionistica voluto da un altro Governo «tecnico», quello guidato da Dini, nel 1995. Prima di tale provvedimento, era in vigore in Italia il sistema «retributivo», nel quale «la pensione è commisurata alle retribuzioni percepite negli ultimi anni di attività»4; dopo il 1995, si è invece passati al sistema «contributivo», nel quale invece, si «pone in diretta correlazione quanto versato con quanto il soggetto verrà a percepire; i contributi accantonati (c.d. montante) vengono, infatti, convertiti in rendita attraverso coefficienti di trasformazione calcolati in ragione dell’età di pensionamento e della conseguente attesa di vita».5 In sostanza, mentre prima si riceveva una pensione in cui si teneva conto solo degli anni in cui si aveva raggiunto il massimo dello stipendio, dopo la modifica voluta da Dini, vengono presi in considerazione anche i primi anni di lavoro, in cui, anche a seguito della deregolamentazione del mondo del lavoro, i guadagni sono spesso ridicoli. Viene inoltre presa in considerazione la cosiddetta «aspettativa di vita», cioè: siccome vivi di più, devi lavorare di più ed andare in pensione sempre più tardi.

Tali peggioramenti dei requisiti per andare in pensione sono stati giustificati, tanto in Francia quanto in Italia, dall’insostenibilità da parte dello Stato dei costi dovuti al precedente sistema, a causa del peggioramento del rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. E’ infatti chiaro che se il sistema non si basa su quanto versato durante l’età lavorativa e/o aumentano gli anni in cui si percepisce il trattamento pensionistico, il tutto si regge solo se il numero di lavorativi attivi che versano i contributi è molto alto. La situazione è particolarmente grave proprio in Italia. Perché il sistema si regga, la proporzione ideale sarebbe di un pensionato ogni tre lavoratori, ma, a oggi, i lavoratori in Italia sono circa 23 milioni mentre i pensionati sono quasi 17 milioni.6 Secondo l’Istat, gli over 65 in Italia rappresentano circa il 24% dell’intera popolazione, cosa che rende il nostro uno dei Paesi più vecchi del Mondo. Di pari passo, il Belpaese è ormai da tempo in crisi di natalità: con il 2022 che ha visto un ulteriore rallentamento rispetto al 2021 del 14,5%, dato che rende l’Italia uno dei Paesi col tasso più basso di Europa. Come se non bastasse, un ulteriore fattore rende complessa la situazione dell’Inps, quelle delle cosiddette «baby pensioni»: «Quasi il 31% delle pensioni erogate dall’INPS nel 2022 è riconducibile a trattamenti anticipati … ancora oggi l’INPS è costretto a liquidarne 185mila … e il costo annuale sfiora i 3 miliardi».7

E’ particolarmente curioso come a fronte di un allungamento della vita media e a un trattamento «privilegiato» delle generazioni precedenti, i pochi, a causa della scarsa natalità, giovani debbano e, soprattutto, dovranno lavorare sempre di più. Invece che incentivare la crescita demografica, i vari Governi si sforzano di aumentare il tempo che si deve «dedicare» al lavoro e di facilitare l’arrivo di immigrati, più o meno regolari, che vanno a ingrossare quello che Marx definiva «esercito industriale di riserva». Ma l’aspetto centrale della vicenda riguarda il tempo che siamo costretti a lavorare rispetto a quello che ci resta «libero» per le altre attività – senza contare che comunque nell’attuale fase del capitalismo, il mercato occupa anche questo spazio. In una società complessa come quella europea, che ha tendenzialmente superato il problema della «fame», la questione tempo è fondamentale. Tale tema è particolarmente pesante in Italia, Paese nel quale si lavora molto più che in tanti altri in Europa. La media di ore lavorate a livello settimanale nella UE è di 38,1, mentre in Italia è di 37,7 ore; ma, se si considerano le principali economie occidentali si notano dati opposti; infatti, solo in Spagna, Portogallo, Lettonia, Lituania, Slovenia i lavoratori dipendenti sono maggiormente impegnati, mentre per esempio in Germania e in Francia essi lavorano significativamente meno.8 La situazione è addirittura peggiore dei servi della gleba del Medioevo9o degli antichi Romani, tanto che quest’ultimi avevano metà dell’anno libero dal lavoro10. Non solo, ma i salari che i lavoratori italiani percepiscono, pure come appena detto, lavorando di più, sono inferiori a quelli dei cugini d’Oltralpe o dei tedeschi, e non solo, l’Italia è l’unico Paese dell’area UE in cui i salari sono scesi del 2,9% tra il 1990 e il 2020.11

Viene allora naturale chiedersi come mai a fronte di una situazione tanto drammatica, e soprattutto tanto peggiore rispetto alla Francia, mentre Oltralpe si è assistito a giorni di manifestazioni, spesso anche violente, in Italia da anni si assiste a uno stato di «calma piatta». Se, sicuramente, nei secoli, i francesi si sono dimostrati più inclini degli italiani alle azioni di piazza, questa non può essere l’unica risposta. Da decenni, ormai, i partiti politici, specialmente quelli della cosiddetta Sinistra, e i sindacati sono diventati conniventi con i Governi che si sono succeduti in Italia, soprattutto con quelli cosiddetti «tecnici», accettando i primi, tramite il voto, e protestando con incredibile timidezza i secondi, norme che hanno ridotto ai minimi termini le condizioni di vita dei lavoratori e dei pensionati. Questo è forse il tratto più caratteristico dello scenario politico italiano, che non vede l’emergere di alcun sussulto di popolo capace, se non di cambiare le sorti della nazione, almeno di rappresentare significative espressioni popolari di massa, come invece, ad esempio, è successo in Francia con i Gilet Gialli. Ciò accade, soprattutto, perché i partiti politici che si sono spartiti il potere negli ultimi 30 anni e i grandi sindacati si sono trasformati in «dispensatoti di posti di lavoro», col risultato di canalizzare al loro interno, e verso vie di passiva accettazione, di tutto ciò che veniva imposto ai lavoratori e ai pensionati. Ciò è plasticamente evidente se si guardano i risibili numeri dei partecipanti agli scioperi, anche nazionali, indetti dai principali sindacati, a cui aderiscono ormai quasi solamente coloro che da questi vengono stipendiati e, quindi, di fatto pagati per parteciparvi.

Allora, il primo passo degli italiani su temi fondamentali come quelli di cui stiamo parlando, deve essere quello di un’elaborazione culturale che ragioni su come si debba pensare il mondo del lavoro oggi e in futuro: orari e settimane lavorative più brevi; soluzioni che non comprendano l’ideologia della flessibilità con il rischio della precarietà; incentivi alla formazione continua per aumentare non la produttività ma le conoscenze del lavoro; serie misure che agevolino la maternità; ecc. Conseguentemente immaginare strumenti e soggetti metapolitici che possano incidere e non far pensare che sia possibile impedire e soffocare le proteste sociali nei corridoi del potere come se fosse un’abitudine consolidata…

Note:

1. https://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/lavoro-e-professione/2022-10-14/pensioni-riforma-fornero-futuro-previdenziale-e-necessita-mantenere-piedi-sistema-previdenziale-155057.php?uuid=AEQxLe8B

2. Ibidem.

3. https://www.ilsole24ore.com/art/pensioni-attesa-nuova-quota-103-ecco-soglie-d-uscita-anticipata-AEKJLe7C

4. https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/previdenza/focus-on/Previdenza-obbligatoria/Pagine/Il-passaggio-dal-sistema-retributivo-a-quello-contributivo.aspx

5. Ibidem.

6. https://www.documentazione.info/troppi-pensionati-rispetto-ai-lavoratori-in-italia

7. https://www.ilsole24ore.com/art/pensioni-attesa-nuova-quota-103-ecco-soglie-d-uscita-anticipata-AEKJLe7C

8. https://www.linkiesta.it/2023/01/italia-ore-lavoro-produttivita/

9. https://comune-info.net/era-meglio-lavorare-nel-medioevo/#:~:text=Una%20stima%20del%20tredicesimo%20secolo,giorni%20%E2%80%93%20per%20i%20lavoratori%20servili

10. https://www.romanoimpero.com/2009/08/le-feste-dei-romani.html

11. https://www.conflavoro.it/salari-italia-europa/

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