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Arte Estetica

Sguardi sull’invisibile. Arte, etica e spiritualità. Julius Evola, Hermann Nitsch, Lara Martinato

L’arte contemporanea, nonostante la crescente valorizzazione in contesti accademici, culturali e mediatici, risulta tuttora spesso incompresa. Una critica talvolta concettosa e autoreferenziale non contribuisce all’apprezzamento delle strette connessioni fra l’espressività artistica e le grandi sfide del nuovo millennio: la crisi dei valori tradizionali, così come delle grandi narrazioni della Modernità, le nuove frontiere dell’etica, la riemersione di istanze spirituali e religiose. Tutti temi che, trattati dalla filosofia nel contesto degli studi sulla cosiddetta Postmodernità, interrogano profondamente le scelte esistenziali ed estetiche degli artisti contemporanei. I quali spesso, anche al giorno d’oggi, intendono la propria ricerca artistica come modalità elettiva per gettare un ponte sulle dimensioni più nascoste della realtà: l’invisibile, l’interiorità, il simbolico.

Il progetto scientifico “Sguardi sull’invisibile” si prefigge, a tal proposito, di indagare tale misteriosa dimensione, evidenziando lo sguardo profetico dell’arte contemporanea in connessione con gli altri saperi, in particolare in relazione alla sfida etica e alla questione del sacro. Attraverso l’esposizione di tre opere di artisti che rappresentano altrettante generazioni – l’Avanguardia di primo Novecento, il vitale clima dei nuovi linguaggi artistici del secondo dopoguerra (body art, performances, etc.) e le sfide estetiche del nuovo millennio – si è costruito un percorso dialogico in cui approfondire gli “sguardi sull’invisibile” lanciati dall’arte sperimentale. Sovvertendo – questo il nostro auspicio – molte sue letture riduzioniste, e valorizzandone la funzione di dialogo con le provocazioni generate dal pensiero filosofico e dalle trasformazioni storico-culturali dell’ultimo secolo.

L’itinerario prende le mosse da “Paesaggio Dada n. 1”, visionario capolavoro di Julius Evola (1898-1974), il più importante dadaista italiano, di cui nel 2024 ricorrono i cinquant’anni dalla morte. L’opera, riprodotta nel catalogo della seminale personale della Galleria La Medusa (1963), è esempio del principio di “astrazione mistica” sintetizzato nel saggio teorico “Arte Astratta” (1920) e testimonia figurativamente gli esiti culturali ed estetici del ricco dialogo epistolare intrattenuto da Evola con Tristan Tzara. Elementi di astrazione geometrica, formule algebriche e successioni vocaliche strutturano una ricerca in cui l’arte si configura come “elaborazione disinteressata, posta da una coscienza superiore dell’individuo, trascendente ed estranea perciò dalle cristallizzazioni passionali e di esperienza volgare”. Ancora: l’opera d’arte come “un capriccio del volere”. L’arte evoliana sfida il deserto del nichilismo tematizzato da Nietzsche proprio mediante l’evocazione del “microbo vergine” Dada: il vortice di caos, abisso e non-senso assurge a pratica magica in direzione di un radicale superamento del pensiero dialettico e logocentrico. L’arte, scrive Evola, “non deve significare nulla: non vi deve essere nulla da comprendere, nell’arte”. Essa, piuttosto, allude al dominio dello Spirito: sovrasta ragione ed emozione, incarnandosi nei princìpi della Potenza e della Libertà.

Tali istanze riemergono in una installazione di Hermann Nitsch (1938-2022), protagonista dell’azionismo viennese (Wiener Aktionismus) recentemente scomparso (18 aprile 2022); la sua serigrafia “Crocifisso” è stata da noi posta in dialogo con una talare che è un “relitto” di una sua performance newyorkese del 1972. La forza carnale dell’“Orgia del Teatro e dei Misteri” (OMT), originale pratica performativa rituale in cui Nitsch, a partire dagli anni ’50, fa confluire le sue passioni per il tachisme, l’action painting (Malaktionen) e i densi studi teatrali, si trasmette energeticamente agli oggetti impiegati al suo interno. Simboli e figure tratte dalla tragedia greca, dai misteri eleusini, dai riti dionisiaci e dal cerimoniale cattolico vengono sincreticamente assemblate al servizio della catarsi spirituale dei partecipanti: Nitsch ricerca in quest’“opera d’arte totale” l’Abreaktion, una forma di liberazione degli istinti dai vincoli sociali e morali affinché l’uomo (post)moderno si ricongiunga in termini panici con i ritmi del cosmo. L’azionismo, secondo un’equazione proposta dallo stesso Nitsch, è liturgia.

L’inedito accostamento fra Evola e Nitsch – due autori radicalmente eterogenei per orientamento politico-culturale e contesto storico-geografico – mostra come l’emergere di istanze esoteriche e simboliche nell’arte contemporanea sia un evento trasversale. Il cromatismo rosso prediletto da Nitsch rievoca il cinabro dell’alchimia, cui lo stesso Evola era molto affezionato, tanto da intitolare la propria celebre autobiografia spirituale “Il Cammino del Cinabro”.

E il rosso, questo colore “archetipico, il primo che l’uomo abbia padroneggiato, fabbricato, riprodotto, declinato in varie sfumature” (Michel Pastoureau, “Rosso. Storia di un colore”), viene alchemicamente sublimato nell’albedo di “Quinta combinazione”, opera dell’artista Lara Martinato (1967), che raccoglie l’eredità dei due autori storicizzati evocando l’intensità della ricerca spirituale anzidetta e riunificando una spiccata sensibilità figurativa alla potenza astratta dei paesaggi interiori. Sindone postmoderna, allusiva di un intenso dialogo fra ricerca spirituale e scientifica, l’opera ritrae il paradosso del “quinto elemento”, l’etere, l’essenza del mondo celeste che nella tradizione ellenica funge da orizzonte ultimo di una autentica filosofia della natura. Orientata in un senso radicalmente mitopoietico, l’arte di Lara Martinato indaga nuove possibili chiavi rappresentative del sacro, secondo stilemi in cui la tradizione è coltivata e reinterpretata e l’avvenire futuribile tecno-scientifico diventa oggetto di appropriazione emotiva ed espressiva.

Abissali sguardi sull’invisibile, quelli gettati da Evola, Nitsch e Martinato, che gettano luce, stringendo in un laccio passato e avvenire, su altre modalità con cui abitare la nostra realtà. Una realtà “aumentata”: non dall’astrazione tecnica, ma dalla concretezza interiore.

Sguardi sull’invisibile. Arte, etica e spiritualità. Julius Evola, Hermann Nitsch, Lara Martinato

A cura di: Luca Siniscalco

Con il patrocinio di: Associazione Amici di Palazzo Cusani, Circolo di Cultura e Scienza PiriPiri, Lions Club – Milano Galleria, VS Arte.

Sponsor: BIG Broker Insurance Group / CiaccioArte.

Inaugurazione, con tavola rotonda: lunedì 18 marzo, ore 18.30 – Palazzo Cusani (Via del Carmine 8, Milano).

Relatori: Gen. D. (aus.) Antonio Pennino, Luca Siniscalco, Andrea Scarabelli Ingresso libero tramite prenotazione (email: marilenaganci@hotmail.it; cell:+39 3356756801).

L’esposizione si sposterà dal 19 al 24 marzo negli spazi della galleria VS Arte (Via Ciovasso
11, Milano).

Opere esposte:

-Julius Evola, “Paesaggio Dada n. 1”, olio su tela, 97 x 76 cm, 1920-21, Collezione privata, Milano.

-Hermann Nitsch “Crocifisso”, serigrafia su tela con intervento pittorico dell’artista (Edizione Francesco Conz – Verona; nr. 22/25), 107 x 76 cm, 1983, Collezione privata.

-Hermann Nitsch, “Relitto performance N.Y.”, 112 x 65 cm, idropittura su abito talare, 1972, Collezione privata.

-Lara Martinato, “Quinta combinazione”, tempera, olio e gesso su tela, 70 x 50 cm, 2019.

Una risposta su “Sguardi sull’invisibile. Arte, etica e spiritualità. Julius Evola, Hermann Nitsch, Lara Martinato”

[…] Come scrive lo stesso Sinicaldo a riguardo, l’interesse è rivolto allo “sguardo profetico dell’arte contemporanea in connessione con gli altri saperi, in particolare in relazione alla sfida etica e alla questione del sacro. Attraverso l’esposizione di tre opere di artisti che rappresentano altrettante generazioni – l’Avanguardia di primo Novecento, il vitale clima dei nuovi linguaggi artistici del secondo dopoguerra (body art, performances, etc.) e le sfide estetiche del nuovo millennio – si è costruito un percorso dialogico in cui approfondire gli “sguardi sull’invisibile” lanciati dall’arte sperimentale. Sovvertendo – questo il nostro auspicio – molte sue letture riduzioniste, e valorizzandone la funzione di dialogo con le provocazioni generate dal pensiero filosofico e dalle trasformazioni storico-culturali dell’ultimo secolo”. […]

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